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Dai giornali di oggi su: Bush e l'Italia nel "5+1"

da: ilGiornale.it del 12.06.08

Bush a Roma: punta sull’Italia per il nodo Iran

di Alessandro M. Caprettini

Roma - Alla quartultima tappa del suo ottavo e ultimo vertice euro-americano (dopo Roma seguiranno Parigi, Londra e Dublino), George Bush arriva soddisfatto ed ottimista. Sono andati bene i suoi colloqui con sloveni e tedeschi e con Berlusconi il legame è più saldo che mai. Al premier italiano potrebbe consegnare un regalo importante: il via libera di Berlino al nostro inserimento nell’attuale 5+1 (i cinque Paesi membri permanenti del Consiglio di sicurezza Onu e cioè Usa, Gran Bretagna, Francia, Russia e Cina più, per l’appunto, la Repubblica federale tedesca) che tratta con Teheran sulla spinosa vicenda nucleare.

S’era impegnato a farlo il presidente degli Usa e - a quel che si dice - avrebbe tentato di scongelare le «perplessità» della cancelliera sull’ingresso italiano nel pacchetto di mischia che tratta con gli iraniani e che lunedì, tramite Solana, dovrebbe avanzare un vero e proprio ultimatum agli uomini di Ahmadinejad sui controlli dell’Aiea ai reattori in costruzione. Anche il governo italiano del resto non si oppone a rendere più stringenti le sanzioni, visto che fino ad ora Teheran procede imperterrita sulla sua strada, intervallandola con periodiche minacce all’esistenza di Israele. Proprio la Merkel, ieri al termine dei colloqui con Bush nel castello prussiano di Melberg - a pochi chilometri dalla capitale tedesca -, ha fatto sapere che si potranno prendere in considerazione anche «strette bancarie», con cui interrompere non solo i finanziamenti che dalla capitale iraniana partono per estremisti di ogni tipo, ma anche per bloccarne i commerci, vista la sordità iraniana agli appelli.

E questa ipotesi, da quel che è trapelato dalla Farnesina, troverebbe il nostro consenso, al contrario di quel che pensavano a Berlino dove i trascorsi commerci italo-iraniani avevano seminato dubbi e perplessità.
Dunque ci si aspetta che quest’oggi George Bush - che inaugura la sua serie di impegni italiani con Napolitano, il quale offrirà una colazione al Quirinale - possa formalmente annunciare il lasciapassare per l’Italia. Dalla quale attende in cambio la formalizzazione - per verità già ampiamente annunciata - di un più flessibile impiego delle nostre truppe in Afghanistan.

Dalla Merkel gli Usa hanno ottenuto 1.000 uomini in più; da villa Madama, dove incontrerà stasera in una cena di gala Berlusconi e Frattini (quest’ultimo di rientro da Parigi dove la Nato discuterà in mattinata proprio di Afghanistan), l’inquilino della Casa Bianca auspica emerga l’impegno formale ad intervenire anche fuori dalle nostre zone (Kabul ed Herat) in caso di necessità, e magari anche un appoggio aereo in quelle zone dove la guerriglia talebana morde più forte ai polpacci le truppe Nato.
Frattini ha già annunciato da tempo il via libera alla modifica dei caveat e attende il sì al 5+2: «L’Italia può contare sugli amici americani - dice - e anche su Sarkozy che ha espresso il suo sostegno alla nostra richiesta». Difficile che la Merkel, alla vigilia di un importante consiglio europeo (la prossima settimana a Bruxelles) si metta di traverso. Ma è Bush, che pure è all’uscita di scena, lo snodo principale.

Nel corso del suo breve soggiorno romano, iniziato ieri pomeriggio in forma privatissima col suo staff (a villa Taverna ha fatto il punto dopo i primi due importanti colloqui di Lubiana e Berlino, mentre la partenza per Parigi è domani dopo il pranzo), Bush oltre che coi governanti del nostro Paese avrà anche un importante abboccamento con Benedetto XVI e alcuni contatti privati, tra cui una vista al centro studi americano di Roma.

da: lastampa.it del 12.06.08

L'Italia dentro il "5+1"? Gli Usa gelano il governo

di M. Molinari

Roma aumenta l'impegno a Kabul, ma non c'è contropartita

 

INVIATO A ROMA
La Casa Bianca si aspetta da Silvio Berlusconi più truppe per l’Afghanistan ma frena le attese di Palazzo Chigi sull’entrata dell’Italia nel gruppo «5+1» - composto dai Paesi che negoziano con l’Iran sul nucleare - in ragione dell’opposizione tedesca.
Da bordo dell’Air Force One in rotta da Berlino verso Roma è Judy Asley, vice assistente del presidente, ad anticipare l’agenda dei colloqui che avranno luogo nel pomeriggio fra i due leader a Villa Madama. «Discuteremo sicuramente di Afghanistan», dice Asley, spiegando che Bush ribadirà «la richiesta dei comandi Nato di aumentare le truppe» e «attende con interesse di conoscere quali sono le opinioni di Berlusconi in proposito». «Speriamo che vi sarà un incremento delle truppe da parte di tutti i Paesi Nato e crediamo che il governo italiano sia aperto a dare maggiori contributi», aggiunge, precisando però di non sapere se questi arriveranno «in termini di truppe o di assistenza».
Il tono ottimista sull’Afghanistan di Asley, che ha il grado di vice consigliere per la sicurezza nazionale sugli Affari Regionali, coincide con quanto detto dal ministro della Difesa Ignazio La Russa sul fatto che le truppe italiane «risponderanno alle emergenze entro 6 ore» e non più le 72 ore del caveat che veniva applicato dal governo Prodi, restringendo di molto le capacità operative, con il conseguente nervosismo dei comandi Nato.
Ma nel caso del gruppo 5+1 le parole della Casa Bianca coincidono meno con quelle del governo italiano. Asley diventa infatti assai più prudente quando si tratta di parlare delle attese italiane sull’adesione al gruppo composto dai cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza più la Germania. «Bush discuterà con Berlusconi della richiesta italiana come ha già fatto con i precedenti governi ma non so quanto questa aspettativa sia realistica», sottolinea l’assistente del presidente. Incalzata dalle domande sul perché di tale prudenza Asley, affiancata dalla portavoce Dana Perino, osserva: «I tedeschi hanno detto pubblicamente che vogliono mantenere il format del gruppo come è adesso» ovvero senza l’Italia.
Le dichiarazioni della Casa Bianca appaiono in contrasto con quanto affermato dal ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, che si è detto sicuro di «poter contare sugli amici americani» per una rapida entrata nel gruppo 5+1, esprimendo fiducia su quanto «dirà in proposito Bush» durante il soggiorno romano. L’interrogativo ruota attorno al ruolo svolto da Bush per convincere la cancelliera tedesca Angela Merkel a far venir meno il «niet» all’adesione italiana. Se gli auspici del capo della Farnesina nascono forse dalla convinzione che il presidente Usa stia esercitando forti pressioni su Berlino, Asley mette le mani avanti: «Non so se l’argomento è stato trattato» nei colloqui Bush-Merkel, premunendosi solo di specificare che «la discussione è stata molto a tu per tu» e dunque resta un legittimo margine di dubbio. Dietro le ambiguità di Washington c’è il fatto che Bush ha bisogno tanto di Merkel quanto di Berlusconi per rendere più efficaci le sanzioni bancarie e commerciali all’Iran.
Ma nel carnet romano di Bush c’è dell’altro. Il presidente scommette sulla partnership con l’amico di vecchia data per chiudere il mandato con un risultato che ha molto a cuore: stabilire l’intesa necessaria con il nuovo leader russo Dmitri Medvedev per siglare entro fine anno solide intese su sanzioni all’Iran e la protezione del clima, scongiurando crisi nel Caucaso. A svelare l’importanza strategica che la Casa Bianca assegna al ruolo di Berlusconi negli ultimi sei mesi della presidenza Bush è il fatto che nell’amministrazione si guarda con interesse ad un possibile ritorno dello «spirito di Pratica di Mare», quando nel 2002 proprio Berlusconi ospitò il primo summit Nato-Russia, grazie ai suoi rapporti con Vladimir Putin. Il ruolo di Roma ruota attorno alla presidenza italiana del G8 che partirà de-facto dopo il summit di luglio in Giappone sommandosi, fino a gennaio, al seggio non permanente nel Consiglio di Sicurezza: sarà un doppio cappello internazionale che consentirà a Berlusconi di avere numerose carte da giocare fra Mosca e Washington.

da: repubblica.it del 12.06.08

Bush gela le richieste di Roma "Italia fuori dal negoziato con l'Iran"

di MARIO CALABRESI

ROMA - George W. Bush arriva a Roma per la sesta volta da quando è presidente e porta a Silvio Berlusconi una richiesta e una delusione: chiede un maggiore impegno in Afghanistan ma gela le aspettative che l'Italia possa entrare nel gruppo che negozia con l'Iran il dossier nucleare.
Da giorni crescono le voci e le speranze per un maggior coinvolgimento del nostro Paese nella trattativa con Teheran, portata avanti dal gruppo chiamato "5+1" che comprende i membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'Onu a cui si è aggiunta la Germania. Gli Stati Uniti hanno più volte sottolineato di appoggiare la richiesta italiana per un ingresso nell'organismo e avevano promesso di perorare la nostra causa presso la cancelliera tedesca Angela Merkel, contraria ad un ampliamento del gruppo, tanto che ieri il ministro degli Esteri Frattini si diceva ottimista. Si è pensato che potesse essere un riconoscimento alla disponibilità del governo Berlusconi ad un maggior coinvolgimento in Afghanistan e Iraq. Ieri sera però, a bordo dell'Air Force One, nel volo che portava Bush a Roma, la numero due del consiglio della sicurezza nazionale, Judy Ansley, ha prima detto di non avere riscontri che il tema fosse stato affrontato nei colloqui in Germania per poi aggiungere: "Non so quanto sia realistico che l'Italia entri a far parte del gruppo".
"Chiaramente l'Italia - ha sottolineato la Ansley - vuole far parte dell'organismo, esiste una richiesta in tal senso fatta da molto tempo, anche dal governo precedente, e mi aspetto che la cosa venga discussa a Roma. Ma la Germania ha detto pubblicamente che desidera tenere la composizione del 5+1 così come è oggi. Gli italiani sono stati ovviamente inclusi in consultazioni collegate alla vicenda. Ma per quanto riguarda il far parte del gruppo, non so quanto sia realistico".

 

L'altro tema di discussione sarà l'Afghanistan. Qui la Casa Bianca sottolinea come "sia gli Stati Uniti, sia la Nato abbiano richiesto a tutti i Paesi che fanno parte della coalizione di aumentare i loro sforzi". "Sarà interessante ascoltare - ha spiegato l'assistente di Bush - quali saranno le idee di Berlusconi sul contributo italiano in Afghanistan. Ovviamente speriamo che vi sia un aumento dell'impegno, pensiamo che il governo italiano sia disposto a fare di più, non sappiamo se in termini di truppe o di assistenza o altro". La Casa Bianca ha sottolineato che molti Paesi dopo il vertice Nato di Bucarest hanno già dato un contributo più consistente.
Ma al centro dei pensieri di Bush, dei suoi ultimi mesi di presidenza e del viaggio europeo, sembra esserci un solo vero tema: l'Iran. Ieri il presidente americano ha duellato a distanza con il leader iraniano Mahmud Ahmadinejad e ha ribadito che tutte le opzioni, inclusa quella militare, sono ancora sul tavolo. Ma il presidente iraniano ha sfidato Bush: "Il suo tempo è finito, non è in grado di darci nemmeno un pizzicotto e non sarà in grado di prendere nemmeno un centimetro della sacra terra dell'Iran". Ahmadinejad, durante un comizio, ha raccontato che quando le truppe americane hanno invaso l'Afghanistan e l'Iraq l'intenzione era di accerchiare l'Iran per poi attaccarlo: "Fin dall'inizio eravamo il loro obiettivo. Ho informazioni precise su un incontro avuto da Bush con i suoi generali durante la sua visita nella regione (nel gennaio scorso). Lui voleva convincerli ad attaccarci, ma loro gli hanno presentato un quadro della situazione che lo ha spaventato a tal punto che poi è scappato in Australia e per due giorni non è riuscito a parlare bene. Ora - ha concluso Ahmadinejad - è tornato a pensarci, ma gli assicuro che non potrà realizzare i suoi sogni".
Bush alla fine della sua visita in Germania ha detto che la diplomazia "resta la prima scelta" per risolvere il problema del nucleare iraniano ma ha ripetuto "che tutte le opzioni restano aperte: se scelgono di continuare ad essere ostinati ci saranno nuove sanzioni". E la cancelliera Merkel ha spiegato che per fare ulteriori pressioni sull'Iran si agirà colpendo gli interessi finanziari e le banche iraniane in Europa.
Nel suo viaggio d'addio all'Europa il presidente americano ha cominciato anche a tirare le somme sulla sua presidenza e a discutere la sua eredità. Ieri ha sottolineato che non esistono piani per basi Usa permanenti in Iraq e ha raccontato di non avere ripensamenti sull'invasione, "perché era la decisione giusta", ma di rimpiangere piuttosto il tono usato per spiegarne le ragioni, tono che ha fatto sì che venisse "frainteso". "Col senno di poi - ha spiegato - avrei potuto usare un tono differente, un atteggiamento diverso. L'uso di frasi come "fatevi sotto" o "lo prenderemo vivo o morto" parlando di lotta al terrorismo o di Saddam Hussein hanno dato alla gente l'idea che io non fossi una persona che vuole la pace ma una persona ansiosa di fare la guerra".

 

da ilCorriere.it : al momento l'articolo non è raggiungibile

..come dire..

...sono solo PUNTI DI VISTA!

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